Tavolacci tondi che profumano di legno, senza tovaglie e tovagliette. Coltellacci infilzati nei tavoli. Strofinacci vintage e come piatti cartoccetti e fogli di carta alimentare. Non siamo sulla scena di un delitto, ma all’Atelier Vivanda, un bistrot boutique della carne che eccita i carnivori più esigenti e che fa della carne - semplice, buona, cucinata in modo pulito con un tocco di olio e una piastra ad alta temperatura - un piccolo capolavoro del palato. Black Hangus (in versione entrecôte XL o medium), pollo, canard, vacca e porco iberico, ma anche affettato di bue fumè maturato 50 giorni, pata negra e un hamburger 100% francese che dell’hamburger molliccio e insapore ha poco e niente. Questa la carta magra magra dell’Atelier Vivanda che, per come ogni ristorante che si rispetti, propone poco e quel poco è davvero efficiente. E se per grignottare, il bistrot offre piccoli antipasti a base di sgombro servito con vinagrette di mirtillo e porri o un sorprendente gazpacho di asparagi bianchi accompagnato con trancetti di Haddock fumè e una mousse di fiori d’arancio; per accompagnare la ciccia, Vivanda serve a volontà patate fritte, molto fritte, rigorosamente con la buccia, purée, un gratin dauphinois che sguazza nella creme fraiche e spumosissime patate dauphines, davvero buone.
Le cotture non sono un problema, si può scegliere tra carne al sangue, a punto o stracotta (sappaite che un francese non la chiederà mai così e se voi la ordinate in questo modo il cameriere penserà che non state poi così bene). E poi ci sono i dolci (si va dalla classica crème brulée a una zuppetta fredda d’ananas e frutto della passione per affondare in una banana con gelato al cioccolato e meringa), ma la sfida è tratta: dopo tante proteine una scorpacciata di zuccheri è solo per fegati forti. Non si spende poco, ma il giusto per una carne così buona: siamo sui 60 euro a testa, mangiando tutto. La carta dei vini non è eccezionale, ma qui il rosso resta il colore dominante. La carne è cucinata a vista e già questo di per sé è uno spettacolo, se si può meglio mangiare al bancone dello chef. Bistrot per guerrieri.