Nella pausa pranzo viene letteralmente preso d'assalto per i suoi donburi (ciotole extra large di riso condite con carne, pesce o verdure) d'ispirazione giappo e per i suoi top burgers di wagyu; la sera le intenzioni si elevano e i piatti si moltiplicano tra profumi fusion d'Oriente e parigini. Il sumibiyaki - il barbecue giapponese - prende forma e tutto viene passato al grill: dal polpo, il mai più senza del locale, al boeuf wagyu, alla sogliola, passando per le polpette di pollo, il salmone o la lingua di boeuf. Ci sono anche altre piccole chicche, che non sempre troviamo perché il menu cambia di continuo: ma tra gli inconturnabili ci sono il carpaccio de maigre de ligne, il tempura di shitaké, il granchio ou haricot coco, e la cheese cake o i dolcetti giapponesi. Poche parole, non resta che andarci: siamo al Le 116 piccolo bistrot giapponese con tocco parigino, minimal chic nel menu e nell'ambiente, nascosto in una stradina dietro l'Arco di Trionfo, coté 16esimo. Possiamo chiamarlo bistrot, cav à vin, cave à manger, il ristultato non cambia: i tavoli sono pochi e i piatti pure, e tutti secondo stagione, ma il gusto è tutto da scoprire. I vini sono top, la carne è esposta nei frigoriferi in vetrina gongolante nella sua maturazione e la gentilezza del servizio è tutta giapponese (a volte anche l'incapacità di capire quello che chiedete). Si prenota la sera, si sgomita a pranzo perché la prenotazione non c'è.